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La luce oltre la siepe

Gesù appare agli Apostoli (Gv 20,19-31)

Harper Lee scrisse un romanzo chiamato To Kill a Mockingbird, che hanno intitolato in italiano Il buio oltre la siepe. Anche se il titolo italiano non è una traduzione letterale da quello inglese, è abbastanza azzeccato perché esprime la paura che i due piccoli protagonisti del romanzo hanno di Boo Radley, un signore che temono solo perché non conoscono. Oltre la siepe che separa la casa Radley dalla strada c’è l’ignoto. Il “buio oltre la siepe” rappresenta l’ignoto e la paura che generano il pregiudizio.

Il vangelo di questa domenica ci insegna che il buio è da questa parte della siepe, dall’altra parte c’è un mondo luminosissimo che tante volte non vediamo perché non riusciamo a fidarci completamente di Gesù, la luce del mondo.

Il buio dell’assenza

  Gesù risorto appare agli apostoli per la prima volta la sera della domenica di Pasqua, sera in cui Tommaso non è presente. Quando gli altri gli raccontano di aver visto Gesù lui non ci crede, ha bisogno di vederlo, di toccarlo. San Giovanni ci racconta che «erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei». Quanto erano impauriti questi discepoli! Senza Gesù la loro vita aveva perso ogni senso. 

Così ci troviamo anche noi quando chiudiamo le nostre porte a Dio, ci invade ogni genere di paura perché non riusciamo a fidarci della sua parola che ci dice «Guardate gli uccelli del cielo: non seminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro?» (Mt 6,26). Senza Dio la paura del “dopo-pandemia” ci fa dimenticare le incalzanti parole di Gesù: «Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena» (Mt 6,34).

La cosa più triste è che la nostra mancanza di fiducia in Dio ci fa sprofondare in un abisso tanto oscuro da farci chiudere ad ogni possibile sua azione. Dio può fare dei veri miracoli nella nostra vita, ma la nostra incredulità gli lega le mani. A Dio non piace agire contro la nostra volontà, se noi non ci fidiamo veramente di Lui, Lui non agirà.

La luce della fede

Noi rinfacciamo Tommaso la sua esigenza di mettere la mano nelle ferite dei chiodi ma… tutti gli apostoli dubitavano ugualmente. Anzi, penso che fossero più increduli di Tommaso. L’apostolo che noi chiamiamo “incredulo”, appena visto il Signore, esclama: «Mio Signore e mio Dio!», ma gli altri, anche se avevano visto Gesù davanti a loro, non ci avevano creduto subito. 

San Giovanni nel suo vangelo dice che Gesù «mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore», ma san Luca ci racconta di più, dice che loro non hanno creduto neanche ai loro occhi: «Mentre essi parlavano di queste cose, Gesù in persona stette in mezzo a loro e disse: “Pace a voi!”. Sconvolti e pieni di paura, credevano di vedere un fantasma. Ma egli disse loro: “Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore? Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io! Toccatemi e guardate”» (Lc 24,37-39). 

Gesù dice a Tommaso «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Questi “beati” siamo noi quando riusciamo a fidarci di Gesù, della sua Parola, della sua Provvidenza, del suo amore. È vero che alle volte siamo dietro una siepe fitta che rende oscura la nostra esistenza e ci impedisce di vedere tutta la luce che c’è dietro, ma non dobbiamo dubitare di Dio, Lui non ci lascerà mai soli. Chi crede e si fida di Lui troverà la pace, riuscirà a vedere luce dove gli altri vedono solo buio e, forse la cosa più bella, il Signore lo benedirà con la grazia più grande che uno può ricevere in questo mondo: la sua presenza.

La gioia della presenza

San Giovanni ci racconta che Gesù ha regalato tre doni agli apostoli con la sua apparizione. 

  1. La pace. Loro erano turbati, impauriti, insicuri, e Gesù dice a loro: “Pace a voi!”. 
  2. Lo Spirito Santo. Gesù soffia su di loro e dice «Ricevete lo Spirito Santo», quello Spirito che sarà confermato nella Pentecoste e che trasformerà non solo le loro paure ma trasformerà loro stessi in apostoli gioiosi, convinti e infrangibili. 
  3. La gioia. Sembra che il ritornello di questi ultimi capitoli dei Vangeli sia la gioia, e non poteva essere diversamente, perché quel buio triste e pesto in cui vivevano gli apostoli era diventato luminoso.

La gioia perfetta della presenza del Signore noi l’avremo solo in Paradiso, dove vedremo Dio faccia a faccia, non ci sarà più l’ombra di nessun dubbio; ma se in questa vita noi riusciamo a fidarci di Dio, Lui ci farà pregustare la dolcezza e la gioia della sua presenza. La fede non è una pura risorsa psicologica per tirarci su e per aiutarci a essere forti in mezzo al buio della vita, se noi ci fidiamo del Signore Lui si rende VERAMENTE presente, nella mente, nel cuore e in ogni momento della nostra vita.

Alcune persone preferiranno di andare a tentoni attraverso il buio della vita, altri invece sapranno aprire un varco nella siepe fitta per far passare la luce che non solamente illumina, ma che scalda e dà sicurezza e gioia, perché è una luce reale, è Dio stesso che, con la sua presenza, ci riempie l’esistenza.

C’è un inno in latino molto bello che molti di voi sicuramente conoscono, si chiama Iesu dulcis memoria (Il dolce ricordo di Gesù). Questo canto tocca il nocciolo di queste riflessioni. La prima strofa dice:

È dolce il ricordo di Gesù
che porta vera gioia al cuore,
ma più del miele e di tutto
è la sua dolce presenza.

Chi sceglie di vivere senza Dio verrà lasciato andare a tentoni dal Signore con la pura ragione naturale. A chi sceglie la fede, Dio gli anticiperà la gioia della sua presenza.